Il discorso straviato: Stefano D'Arrigo e il romanzo del Novecento

La tesi nasce come indagine intorno allo scrittore siciliano Stefano D'Arrigo e alla sua opera principale, il romanzo "Horcynus Orca" (1975). Situandosi nel punto di intersezione tra diverse linee chiave del Novecento – dalla riflessione sulle possibilità comunicative della lingua fin...

Full description

Bibliographic Details
Main Author: Biagi, Daria
Other Authors: Rizzante, Massimo
Format: Doctoral or Postdoctoral Thesis
Language:Italian
Published: Università degli studi di Trento 2013
Subjects:
Suo
Online Access:https://hdl.handle.net/11572/368024
Description
Summary:La tesi nasce come indagine intorno allo scrittore siciliano Stefano D'Arrigo e alla sua opera principale, il romanzo "Horcynus Orca" (1975). Situandosi nel punto di intersezione tra diverse linee chiave del Novecento – dalla riflessione sulle possibilità comunicative della lingua fino al problema della rielaborazione del trauma bellico – l'opera darrighiana connette strettamente il contesto italiano a quello sovranazionale: nonostante "Horcynus Orca" sia stato più volte associato alle grandi narrazioni novecentesche e ai nomi di autori come Joyce o Proust, tuttavia, raramente è stato analizzato nei suoi effettivi legami con il panorama letterario internazionale. La ricerca riconsidera dunque le caratteristiche dell'opera seguendo un percorso che, in linea con le esperienze biografico-letterarie dell'autore, inizia con Hölderlin (il «poeta ingrato», oggetto della tesi di laurea di D'Arrigo nel 1942), passa per i modernisti americani (Melville e Faulkner soprattutto, autori di riferimento per i romanzieri del dopoguerra italiano) e giunge fino a Gogol' (da cui D'Arrigo trae il suo primo romanzo, "Il venditore di anime morte", rimasto inedito). L'analisi mantiene una stretta correlazione tra il piano delle scelte stilistiche e quello dello sviluppo narrativo delle opere, ponendo al centro la domanda intorno alle possibilità di significazione della parola letteraria e alla sua legittimità. D'Arrigo rientra nel novero degli scrittori contemporanei che avvertono, per la prima volta, il senso dell'inadeguatezza del loro strumento, la lingua, e praticano la letteratura in un contesto di sfiducia ignoto ai loro predecessori: la figura di Hölderlin mostra come questa riflessione derivi dall'attraversamento della tradizione europea più che dall'influenza del coevo romanzo sperimentale, rispetto al quale D'Arrigo aveva sempre dichiarato la propria estraneità. Se il romanzo “straviato” – aggettivo che D'Arrigo mutua dai racconti di Raffaello Brignetti – nasce dall'esperienza di una crisi, non è con la provocatorietà delle ...