Direct and indirect evidence of brown adipose tissue in adult patients from Yakutia

La scoperta del tessuto adiposo bruno nell’uomo ha destato un grande interesse in quanto la sua induzione potrebbe rappresentare una possibilità per la cura contro l’obesità e i rischi ad essa correlati. L’esposizione al freddo è uno degli stimoli principali che determina la trasformazione degli adi...

Full description

Bibliographic Details
Main Author: EFREMOVA, AGRAFENA
Other Authors: Efremova, Agrafena, CINTI, Saverio
Format: Doctoral or Postdoctoral Thesis
Language:English
Published: Università Politecnica delle Marche 2019
Subjects:
Online Access:http://hdl.handle.net/11566/263608
Description
Summary:La scoperta del tessuto adiposo bruno nell’uomo ha destato un grande interesse in quanto la sua induzione potrebbe rappresentare una possibilità per la cura contro l’obesità e i rischi ad essa correlati. L’esposizione al freddo è uno degli stimoli principali che determina la trasformazione degli adipociti bianchi in bruni (fenomeno del browning). Sulla base di studi promettenti svolti sui topi, abbiamo analizzato, anche nell’uomo, la capacità delle cellule mononucleate del sangue periferico di esprimere biomarkers del browning. Infatti, poiché le tecniche di studio del tessuto adiposo bruno sono tutte invasive, l’individuazione nel sangue di opportuni biomarkers sarebbe molto interessante. Abbiamo quindi effettuato studi sul sangue di pazienti Siberiani, abituati a vivere in un clima freddo; da questi studi è emerso che le cellule del sangue esprimono alcuni geni tipici del browning, come Cidea, Hoxc9, Prdm16, Cpt1a e Slc27a1. Questo è un dato molto interessante perché per la prima volta vengono evidenziati questi markers nell’uomo. Tra questi, il dato più significativo è la maggiore espressione del gene Cidea nel gruppo dei pazienti esposti a freddo rispetto al gruppo di controllo. Abbiamo inoltre effettuato studi di immunoistochimica su biopsie autoptiche di tessuto adiposo perirenale e periaortico di pazienti Siberiani, per indagare la presenza di UCP1 (proteina caratteristica degli adipociti bruni) e TH (marker di fibre nordrenergiche). La maggior parte dei depositi studiati contenevano isole brune; inoltre, dividendo i pazienti in due gruppi, uno comprendente i lavoratori in ambienti chiusi ed uno comprendente i lavoratori all’esterno, si è visto che in quest’ultimo gruppo la quantità di tessuto bruno è maggiore e quindi è più alta la positività all’UCP1. C’è anche una correlazione positiva tra il numero di adipociti multiloculari e il numero delle fibre TH-positive. La possibilità di utilizzare un deposito come il sangue, prelevabile così facilmente e in modo non invasivo, per studiare il browning, ...