I tempi stanno cambiando

Il titolo che abbiamo voluto dare a questa mostra (i tempi stanno cambiando) sintetizza in una frase i grandi cambiamenti sociali e tecnologici, ma anche ambientali e climatici, che caratterizzano, a ritmi sempre più rapidi, la nostra epoca. Lo scopo della mostra, che si evince dal sottotitolo, è in...

Full description

Bibliographic Details
Main Authors: CASSARDO, Claudio, L. Mercalli, D. Cat Berro, S. Camanni, G. Caresio, N. Fedrighini, M. Buffa, M. Calia, G. Capizzi
Other Authors: C. Cassardo, D. Cat-Berro
Format: Other/Unknown Material
Language:Italian
Published: 2008
Subjects:
Ora
Online Access:http://hdl.handle.net/2318/98271
http://www.torinoscienza.it/dossier/i_tempi_stanno_cambiando_4587
Description
Summary:Il titolo che abbiamo voluto dare a questa mostra (i tempi stanno cambiando) sintetizza in una frase i grandi cambiamenti sociali e tecnologici, ma anche ambientali e climatici, che caratterizzano, a ritmi sempre più rapidi, la nostra epoca. Lo scopo della mostra, che si evince dal sottotitolo, è invece quello di cercare di fare un po’ di chiarezza sulla questione dei cambiamenti climatici cercando di fornire una rassegna, allo stesso tempo di stile divulgativo ma scientificamente rigorosa, aggiornata allo stato dell’arte della ricerca contemporanea sul clima. Se infatti molti hanno sentito parlare almeno una volta del protocollo di Kyoto e dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climatic Change, cioè comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici), un po’ meno noti sono gli obiettivi del protocollo stesso o i risultati scientifici raggiunti dall’IPCC. Quest’anno, tra l’altro, l’IPCC compie 20 anni: è infatti stato fondato nel 1988 come organismo scientifico consultivo dell’ONU; inoltre, è stato insignito del premio Nobel per la Pace. Erano gli anni in cui il “problema” climatico più pressante sembrava essere quello del buco dell’ozono, mentre la temperatura media globale aveva ricominciato da una decina d’anni ad aumentare, dopo la pausa del trentennio postbellico. A vent’anni di distanza, ci sono molti più dati osservativi: le carote glaciali antartiche di Vostok e del progetto EPICA, quelle groenlandesi delle campagne GRIP, le carote di sedimenti oceanici, le serie osservative più lunghe sia di concentrazioni di gas serra (come quella di Mauna Loa, ora lunga mezzo secolo), sia di parametri meteorologici (come la serie ultrasecolare di Torino, la cui analisi verrà esposta in anteprima in questa mostra). Inoltre, anche la modellistica numerica, sfruttando la maggiore potenza dei computer e gli sviluppi recenti delle teorie fisiche e chimiche, ha raggiunto un’affidabilità tale da rendere credibili i risultati delle simulazioni svolte. Nel contempo, molti studi sono stati anche svolti sull’influenza del clima ...