Non a Dan sed a Scioldo Odini filio: Arngrímur Jónsson e il dibattito genealogico in Rerum Danicarum Fragmenta

Il lavoro propone un’analisi e una revisione delle fonti manoscritte di carattere narrativo e genealogico sulla figura di Skjǫldr, mitico capostipite della dinastia danese. Le fonti catalogate erano disponibili in Scandinavia prima del 1596, anno di stesura dell’opera Rerum Danicarum Fragmenta di Ar...

Full description

Bibliographic Details
Main Author: SANTERCOLE, LUCIA
Other Authors: Battaglia, Marco, Ferri, Rolando
Format: Text
Language:Italian
Published: Pisa University 2023
Subjects:
Suo
Online Access:http://etd.adm.unipi.it/theses/available/etd-06192023-134429/
Description
Summary:Il lavoro propone un’analisi e una revisione delle fonti manoscritte di carattere narrativo e genealogico sulla figura di Skjǫldr, mitico capostipite della dinastia danese. Le fonti catalogate erano disponibili in Scandinavia prima del 1596, anno di stesura dell’opera Rerum Danicarum Fragmenta di Arngrímur Jónsson, il principale umanista islandese, e verosimilmente adottate come fonte del suo lavoro in parallelo alla perduta *Skjǫldunga saga. Si mira in questo modo a una più dettagliata contestualizzazione del panorama storiografico danese nella prima Età Moderna, sottolineando il ruolo svolto dalle genealogie erudite nelle due tradizioni islandese e danese. Si propone infine una traduzione e un commento dei primi quattordici capitoli di Rerum Danicarum Fragmenta. This thesis proposes an analysis and review of the narrative and genealogical manuscript sources on the figure of Skjǫldr, the mythical progenitor of the Danish dynasty, available in Scandinavia before 1596. The year marks the drafting of Rerum Danicarum Fragmenta by Arngrímur Jónsson, the main Icelandic humanist, likely to have consulted several other sources for his historiographical work in parallel to the lost *Skjǫldunga saga. In this way, a more detailed contextualisation of the Danish historiographical background in the Early Modern Age is aimed, emphasising the role played by learned genealogical traditions in Denmark and Iceland. To conclude, a translation and commentary of the first fourteen chapters of Rerum Danicarum Fragmenta is offered.