Sfide online e fake news. La narrazione mediale dei controversi suicide games
Il capitolo focalizza l’attenzione su un tipo specifico di social media challenge a rischio. Si tratta di quelle pratiche controverse definite “suicide games”, che consistono in sfide che direttamente o indirettamente inviterebbero al suicidio. Anche se non ci sono prove che esistano, la narrazione...
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Franco Angeli
2023
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ftunivromairis:oai:iris.uniroma1.it:11573/1691894 2024-04-14T08:09:54+00:00 Sfide online e fake news. La narrazione mediale dei controversi suicide games V. Azzarita M. Grasso P. Panarese Paola Panarese Azzarita, V. Grasso, M. Panarese, P. 2023 https://hdl.handle.net/11573/1691894 ita ita Franco Angeli place:Milano info:eu-repo/semantics/altIdentifier/isbn/9788835148890 ispartofbook:Social media challenge. Processi, attori e rappresentazioni delle sfide virali negli ambienti digitali firstpage:106 lastpage:123 numberofpages:18 https://hdl.handle.net/11573/1691894 fake new social media challenge giornalismo suicide game misinformation Blue Whale Johnatan Galindo Momo Challenge sfide virali info:eu-repo/semantics/bookPart 2023 ftunivromairis 2024-03-21T18:21:53Z Il capitolo focalizza l’attenzione su un tipo specifico di social media challenge a rischio. Si tratta di quelle pratiche controverse definite “suicide games”, che consistono in sfide che direttamente o indirettamente inviterebbero al suicidio. Anche se non ci sono prove che esistano, la narrazione che ne hanno fatto i media nel tempo, almeno in Italia, ha alimentato un vero e proprio panico morale (Cohen, 1972) e attivato preoccupazioni e reazioni istituzionali a vari livelli. Lo studio, effettuato con analisi dei casi della Blue Whale, della Momo Challenge e della Jonathan Galindo Challenge e analisi del contenuto di articoli di giornale e servizi di Tg sui tre presunti suicide game, rintraccia la prevalenza di un tono emotivo nella narrazione, il rimando a figure devianti e immaginari inquietanti (Freud, 1919), il frequente riferimento alla partecipazione di giovani (Bennato, 2018) e l’associazione ricorrente tra sfide descritte e casi di cronaca. Ne deriva un trattamento caratterizzato da misinformation (Jack, 2017), la cui costruzione, dettata da logiche di notiziabilità e viralità, non è priva di conseguenze sulla rappresentazione sociale del tema. Book Part Blue whale Sapienza Università di Roma: CINECA IRIS Galindo ENVELOPE(-58.500,-58.500,-61.950,-61.950) Hanno ENVELOPE(17.444,17.444,66.301,66.301) |
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Il capitolo focalizza l’attenzione su un tipo specifico di social media challenge a rischio. Si tratta di quelle pratiche controverse definite “suicide games”, che consistono in sfide che direttamente o indirettamente inviterebbero al suicidio. Anche se non ci sono prove che esistano, la narrazione che ne hanno fatto i media nel tempo, almeno in Italia, ha alimentato un vero e proprio panico morale (Cohen, 1972) e attivato preoccupazioni e reazioni istituzionali a vari livelli. Lo studio, effettuato con analisi dei casi della Blue Whale, della Momo Challenge e della Jonathan Galindo Challenge e analisi del contenuto di articoli di giornale e servizi di Tg sui tre presunti suicide game, rintraccia la prevalenza di un tono emotivo nella narrazione, il rimando a figure devianti e immaginari inquietanti (Freud, 1919), il frequente riferimento alla partecipazione di giovani (Bennato, 2018) e l’associazione ricorrente tra sfide descritte e casi di cronaca. Ne deriva un trattamento caratterizzato da misinformation (Jack, 2017), la cui costruzione, dettata da logiche di notiziabilità e viralità, non è priva di conseguenze sulla rappresentazione sociale del tema. |
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