La fauna a vertebrati pleistocenici dal sito Buca della Jena (Roselle, Grosseto). Analisi preliminari.
In Italia sono numerosi i siti paleontologici con resti di macro- e microvertebrati fossili tardo Pleistocenici provenienti da contesti ipogei o concentrati all’interno di cavità naturali. La maggior parte di queste località sono conosciute e molto ben documentate nella letteratura fin dall’inizio...
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ftunivpisairis:oai:arpi.unipi.it:11568/1000970 2024-04-14T08:10:08+00:00 La fauna a vertebrati pleistocenici dal sito Buca della Jena (Roselle, Grosseto). Analisi preliminari. Omar Cirilli Saverio Bartolini Lucenti Andrea Savorelli Andrea Sforzi Cirilli, Omar BARTOLINI LUCENTI, Saverio Savorelli, Andrea Sforzi, Andrea 2017 http://hdl.handle.net/11568/1000970 ita ita ispartofbook:Paleodays 2017 Paleodays 2017 - Congresso Annuale della Società Paleontologica Italiana http://hdl.handle.net/11568/1000970 info:eu-repo/semantics/conferenceObject 2017 ftunivpisairis 2024-03-21T19:09:34Z In Italia sono numerosi i siti paleontologici con resti di macro- e microvertebrati fossili tardo Pleistocenici provenienti da contesti ipogei o concentrati all’interno di cavità naturali. La maggior parte di queste località sono conosciute e molto ben documentate nella letteratura fin dall’inizio del XX secolo. In Toscana meridionale sono concentrate soprattutto nell’area delle Colline Metallifere e nel Parco Naturale della Maremma. La scoperta di una di queste cavità nella zona di Roselle (Grosseto) da parte del Gruppo Speleologico Maremmano ha portato all’identificazione di un accumulo fossilifero piuttosto consistente sia per quantità di reperti sia per la diversità specifica riscontrata. L’abbondanza dei resti fossili recuperati all’interno della Buca della Jena, nome che deriva dalla presenza nel sito di resti e tracce fossili, quali bite-marks su ossa e coproliti della specie Crocuta spelaea (Goldfuss, 1823), è tale da costituire potenzialmente uno dei siti tardo pleistocenici più ricchi e diversi della Toscana meridionale. I resti fossili sono conservati presso il Museo di Storia Naturale della Maremma (Grosseto). Da un’analisi preliminare dell’associazione faunistica e delle evidenze tafonomiche, sono stati identificati i seguenti taxa: Crocuta spelaea, Ursus spelaeus, Ursus cf. arctos, Vulpes vulpes, Canis lupus, Cervus elaphus, Rupicapra rupicapra, Bovidae indet., Equus cf. ferus, Equus cf. hydruntinus, Arvicola amphibius, Microtus (Microtus) arvalis, Microtus (Terricola) sp., Lepus sp. La presenza nella Buca della Jena di alcuni elementi come la Crocuta spelaea, Canis lupus e Cervus elaphus suggerisce un’affinità di questa associazione faunistica con le faune italiane di altri siti medio-tardo aureliani. Inoltre, la composizione generale dell’associazione, e in particolar modo la discreta quantità di resti di alcuni suoi elementi (per esempio il camoscio alpino R. rupicapra per i macromammiferi e, tra i micromammiferi, Microtus (Microtus) arvalis) evidenzia una correlazione con altre faune a ... Conference Object Canis lupus Microtus arvalis ARPI - Archivio della Ricerca dell'Università di Pisa |
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In Italia sono numerosi i siti paleontologici con resti di macro- e microvertebrati fossili tardo Pleistocenici provenienti da contesti ipogei o concentrati all’interno di cavità naturali. La maggior parte di queste località sono conosciute e molto ben documentate nella letteratura fin dall’inizio del XX secolo. In Toscana meridionale sono concentrate soprattutto nell’area delle Colline Metallifere e nel Parco Naturale della Maremma. La scoperta di una di queste cavità nella zona di Roselle (Grosseto) da parte del Gruppo Speleologico Maremmano ha portato all’identificazione di un accumulo fossilifero piuttosto consistente sia per quantità di reperti sia per la diversità specifica riscontrata. L’abbondanza dei resti fossili recuperati all’interno della Buca della Jena, nome che deriva dalla presenza nel sito di resti e tracce fossili, quali bite-marks su ossa e coproliti della specie Crocuta spelaea (Goldfuss, 1823), è tale da costituire potenzialmente uno dei siti tardo pleistocenici più ricchi e diversi della Toscana meridionale. I resti fossili sono conservati presso il Museo di Storia Naturale della Maremma (Grosseto). Da un’analisi preliminare dell’associazione faunistica e delle evidenze tafonomiche, sono stati identificati i seguenti taxa: Crocuta spelaea, Ursus spelaeus, Ursus cf. arctos, Vulpes vulpes, Canis lupus, Cervus elaphus, Rupicapra rupicapra, Bovidae indet., Equus cf. ferus, Equus cf. hydruntinus, Arvicola amphibius, Microtus (Microtus) arvalis, Microtus (Terricola) sp., Lepus sp. La presenza nella Buca della Jena di alcuni elementi come la Crocuta spelaea, Canis lupus e Cervus elaphus suggerisce un’affinità di questa associazione faunistica con le faune italiane di altri siti medio-tardo aureliani. Inoltre, la composizione generale dell’associazione, e in particolar modo la discreta quantità di resti di alcuni suoi elementi (per esempio il camoscio alpino R. rupicapra per i macromammiferi e, tra i micromammiferi, Microtus (Microtus) arvalis) evidenzia una correlazione con altre faune a ... |
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