Paesaggi, mappe, tracciati. Cinque studi su Letteratura e Geografia
Paesaggi, mappe, tracciati racconta la narrativa del secondo Novecento attraverso il suo rapporto col trattamento figurale dello spazio. Se la “geo-grafia” è l’operazione che inscrive il mondo sulla superficie della carta, riproducendolo in base a schemi razionali e a formule matematiche, la letter...
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2010
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ftunivnapoliiris:oai:www.iris.unina.it:11588/596295 2024-06-23T07:55:59+00:00 Paesaggi, mappe, tracciati. Cinque studi su Letteratura e Geografia ALFANO, GIANCARLO Alfano, Giancarlo 2010 http://hdl.handle.net/11588/596295 ita ita Liguori info:eu-repo/semantics/altIdentifier/isbn/9788820749002 volume:1 firstpage:1 lastpage:240 numberofpages:240 http://hdl.handle.net/11588/596295 info:eu-repo/semantics/openAccess letteratura italiana modelli di mondo teoria letteraria info:eu-repo/semantics/book 2010 ftunivnapoliiris 2024-06-10T14:58:45Z Paesaggi, mappe, tracciati racconta la narrativa del secondo Novecento attraverso il suo rapporto col trattamento figurale dello spazio. Se la “geo-grafia” è l’operazione che inscrive il mondo sulla superficie della carta, riproducendolo in base a schemi razionali e a formule matematiche, la letteratura del s. XX ha voluto restituire la complessità dei territori, le asperità, le faglie, gli anfratti, i rilievi, la disomogeneità delle loro morfologie. L’arte verbale ha fatto i conti con la storia occidentale della riduzione bidimensionale sfruttando la quarta dimensione del tempo, facendo emergere, affianco alle componenti antropiche, gli addensamenti millenari degli spazi agiti dall’uomo. Dalla geografia si passa alla geologia: la riproduzione grafica del mondo si trasforma in un discorso sul mondo, che ambisce a presentarlo nella sua interezza. Gli scrittori del Novecento hanno così dovuto fare i conti con la complessa storia naturale del pianeta, incrociandola alla lunga avventura dell’Occidente, che da Ulisse ed Enea in poi ha sempre riconosciuto, in coloro che tracciano le vie di comunicazioni e segnano i confini delle città, degli eroi. Gadda, Beckett, Manganelli, Pynchon e tanti altri mostrano l’inversione della cultura spaziale del Novecento, che ha tentato di congiungere la Storia e la Natura senza ridurne la complessità in un’infeconda trama di linee. Dopo un primo capitolo di carattere teorico, i successivi sono dedicati ad analisi specifici di singole opere o gruppi di opere. S’inizia con Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo (1975), di cui si studia il modo di costruzione dello spazio marino e in particolare dello Stretto di Messina come allegoria dell’impossibile ritorno dalla guerra. Il capitolo seguente è dedicato al Pasticciaccio gaddiano (1957), di cui si analizza lo sviluppo della estensione spaziale (gaografica e cartografica) in approfondimento verticale (la geologia). Segue un’analisi di un gran numero di opere narrative ambientate nello spazio cittadino napoletano ai fini di mostrare le ... Book Orca IRIS Università degli Studi di Napoli Federico II Hanno ENVELOPE(17.444,17.444,66.301,66.301) Suo ENVELOPE(23.924,23.924,66.145,66.145) |
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Paesaggi, mappe, tracciati racconta la narrativa del secondo Novecento attraverso il suo rapporto col trattamento figurale dello spazio. Se la “geo-grafia” è l’operazione che inscrive il mondo sulla superficie della carta, riproducendolo in base a schemi razionali e a formule matematiche, la letteratura del s. XX ha voluto restituire la complessità dei territori, le asperità, le faglie, gli anfratti, i rilievi, la disomogeneità delle loro morfologie. L’arte verbale ha fatto i conti con la storia occidentale della riduzione bidimensionale sfruttando la quarta dimensione del tempo, facendo emergere, affianco alle componenti antropiche, gli addensamenti millenari degli spazi agiti dall’uomo. Dalla geografia si passa alla geologia: la riproduzione grafica del mondo si trasforma in un discorso sul mondo, che ambisce a presentarlo nella sua interezza. Gli scrittori del Novecento hanno così dovuto fare i conti con la complessa storia naturale del pianeta, incrociandola alla lunga avventura dell’Occidente, che da Ulisse ed Enea in poi ha sempre riconosciuto, in coloro che tracciano le vie di comunicazioni e segnano i confini delle città, degli eroi. Gadda, Beckett, Manganelli, Pynchon e tanti altri mostrano l’inversione della cultura spaziale del Novecento, che ha tentato di congiungere la Storia e la Natura senza ridurne la complessità in un’infeconda trama di linee. Dopo un primo capitolo di carattere teorico, i successivi sono dedicati ad analisi specifici di singole opere o gruppi di opere. S’inizia con Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo (1975), di cui si studia il modo di costruzione dello spazio marino e in particolare dello Stretto di Messina come allegoria dell’impossibile ritorno dalla guerra. Il capitolo seguente è dedicato al Pasticciaccio gaddiano (1957), di cui si analizza lo sviluppo della estensione spaziale (gaografica e cartografica) in approfondimento verticale (la geologia). Segue un’analisi di un gran numero di opere narrative ambientate nello spazio cittadino napoletano ai fini di mostrare le ... |
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