Il Voyage d'Urien di André Gide : Il Nulla tra ironia e simbolo
Nel 1893, André Gide, ventiquattrenne, pubblica il romanzo breve Le Voyage d’Urien, cronaca del viaggio fantastico, intrapreso dal giovane Urien e dai suoi compagni d’avventura, attraverso mari esotici e gelide terre artiche. Il romanzo risente fortemente dell’influenza simbolista e della lezione di...
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ftunivmilanoair:oai:air.unimi.it:2434/834367 2024-02-04T09:58:45+01:00 Il Voyage d'Urien di André Gide : Il Nulla tra ironia e simbolo Giorgia Testa G. Testa 2021-03-31 http://hdl.handle.net/2434/834367 ita ita Sistema Binario : Sulle molteplici prospettive del viaggio: dimensione reale e virtuale http://hdl.handle.net/2434/834367 Settore L-LIN/03 - Letteratura Francese info:eu-repo/semantics/conferenceObject 2021 ftunivmilanoair 2024-01-09T23:46:08Z Nel 1893, André Gide, ventiquattrenne, pubblica il romanzo breve Le Voyage d’Urien, cronaca del viaggio fantastico, intrapreso dal giovane Urien e dai suoi compagni d’avventura, attraverso mari esotici e gelide terre artiche. Il romanzo risente fortemente dell’influenza simbolista e della lezione di Mallarmé, di cui Gide era allievo: stile prezioso, temi esotici e lessico raffinato s’intrecciano in un racconto onirico che narra, tra visione e realtà, del viaggio metafisico che ha luogo – come si comprende al termine della cronaca – nell’animo di Urien. Il presente contributo mira a descrivere quanto l’elemento del simbolo sia, nella dinamica del viaggio, fondamentale: tra paludi di Noia e ghiacci ideali, Gide ironizza sugli aspetti più noti del simbolismo, spingendo all’estremo le immagini decadenti; il viaggio diventa così una metafora in movimento, una critica – che può mutarsi in omaggio – alla corrente letteraria da cui Gide inizia a staccarsi. Il Voyage d’Urien è infatti il voyage du Rien, il viaggio del Nulla, di un personaggio astratto e irreale verso una meta impossibile – la realizzazione del desiderio, l’espressione dell’audacia e del coraggio: obiettivi vaghi e senza contorno –, che ben riflette la sterilità immobile in cui il simbolismo mallarmeano può stagnare. Attraverso l’analisi di alcuni splendidi passi – il cui gusto si avvicina alle vette di Mallarmé –, si vuole interpretare il Voyage come il desiderio del giovane Gide di allontanarsi dal Maître del simbolismo, in un viaggio intellettuale e tematico, che denuncia quanto l’immobilismo – nel testo e nella vita – non sia, alla fine, solamente una languida illusione. Conference Object artiche The University of Milan: Archivio Istituzionale della Ricerca (AIR) Mira ENVELOPE(10.500,10.500,-70.417,-70.417) |
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Nel 1893, André Gide, ventiquattrenne, pubblica il romanzo breve Le Voyage d’Urien, cronaca del viaggio fantastico, intrapreso dal giovane Urien e dai suoi compagni d’avventura, attraverso mari esotici e gelide terre artiche. Il romanzo risente fortemente dell’influenza simbolista e della lezione di Mallarmé, di cui Gide era allievo: stile prezioso, temi esotici e lessico raffinato s’intrecciano in un racconto onirico che narra, tra visione e realtà, del viaggio metafisico che ha luogo – come si comprende al termine della cronaca – nell’animo di Urien. Il presente contributo mira a descrivere quanto l’elemento del simbolo sia, nella dinamica del viaggio, fondamentale: tra paludi di Noia e ghiacci ideali, Gide ironizza sugli aspetti più noti del simbolismo, spingendo all’estremo le immagini decadenti; il viaggio diventa così una metafora in movimento, una critica – che può mutarsi in omaggio – alla corrente letteraria da cui Gide inizia a staccarsi. Il Voyage d’Urien è infatti il voyage du Rien, il viaggio del Nulla, di un personaggio astratto e irreale verso una meta impossibile – la realizzazione del desiderio, l’espressione dell’audacia e del coraggio: obiettivi vaghi e senza contorno –, che ben riflette la sterilità immobile in cui il simbolismo mallarmeano può stagnare. Attraverso l’analisi di alcuni splendidi passi – il cui gusto si avvicina alle vette di Mallarmé –, si vuole interpretare il Voyage come il desiderio del giovane Gide di allontanarsi dal Maître del simbolismo, in un viaggio intellettuale e tematico, che denuncia quanto l’immobilismo – nel testo e nella vita – non sia, alla fine, solamente una languida illusione. |
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